Silvio Buzzi è stato un neuropsichiatra molto noto e molto amato a Ravenna e dintorni, ma accanto a questa, che era la sua professione, ha dedicato 40 anni della sua esistenza a condurre ( a proprie spese e senza alcun tornaconto personale) ricerche oncologiche. Un’intuizione del tutto casuale, all’inizio degli anni ’60, lo portò a studiare il potenziale antineoplastico di una sostanza naturale, la Tossina Difterica, sostituita, in anni recenti, da una versione del tutto priva di tossicità, il CRM197. La molecola, testata su centinaia di pazienti oncologici, per la maggior parte ovviamente molto avanzati, si è dimostrata estremamente tollerabile ed utile, con un’alta percentuale di risposte parziali e di risposte complete. I risultati di questi trials sono stati pubblicati su riviste internazionali altamente selettive . Recentemente è emerso un secondo ed altrettanto importante possibile impiego di questa sostanza che è risultata molto utile nella placca aterosclerotica, condizione che è alla base di infarto miocardico e ictus, che insieme rappresentano la prima causa di disabilità e di morte nei paesi industrializzati.
Due osservazioni, un’intuizione Nei primi tempi dopo la laurea, partecipando attivamente ad interventi di chirurgia generale come “ragazzo che tiene i ferri” in una grossa Casa di Cura di campagna, Silvio aveva osservato un fenomeno da tempo noto: il miglioramento, talora addirittura la guarigione, di pazienti oncologici giunti al tavolo operatorio ormai troppo tardi e quindi “aperti e subito richiusi” perché non più operabili. Come spiegare questi miglioramenti? Come racconta Silvio nel suo libro “Il talco sotto la lampada”, l’idea gli venne un giorno durante la preparazione ad un intervento in sala operatoria. Mentre il chirurgo indossava i guanti, il talco che ne rivestiva l’interno con lo scopo di renderli più scorrevoli volò, e la lampada lo illuminò mentre lentamente ricadeva dentro il campo operatorio, evidentemente tutt’altro che sterile. Dunque corpuscoli contenuti nell’ambiente potevano finire dentro una ferita chirurgica. Ed era ammissibile pensare che altre particelle, anche più piccole, potessero fare altrettanto. Germi, per esempio, microorganismi ben più piccoli e ben più diffusi delle micelle di talco, potevano contaminare le ferite. E si poteva essere sicuri che la contaminazione creasse necessariamente solo complicazioni? Poteva essere invece, che come sembravano suggerire esperienze di vecchi medici pratici che avevano prospettato un effetto benefico sui tumori da parte di infezioni batteriche intercorrenti, si innescasse una gara fra malattie, con la regola del “ chiodo scaccia chiodo”… Poteva essere che i germi, o i loro prodotti, creassero in qualche modo un danno alle cellule degenerate… Poteva essere che l’infezione sopravvenuta stimolasse una reazione da parte del sistema immunitario… Se così fosse stato, si poteva pensare di trovare qualche artificio per pilotare adeguatamente questi germi a piacere contro la malattia Ma su quali germi fare ricadere i sospetti? Poco tempo dopo un secondo evento casuale diede un nuovo suggerimento. Alla Casa di Cura fu ricoverato un ragazzo in gravi condizioni: aveva febbre alta, emorragie diffuse, tremore e confusione mentale; nonostante ogni tentativo terapeutico morì in breve tempo; gli esami portarono alla diagnosi di Difterite Maligna. Non era stato possibile salvarlo perché la potente tossina del germe era ormai adesa ad ogni cellula. Con un’intuizione che in parte prescindeva dalla razionalità, Silvio a quel punto si chiese se non poteva essere che per qualche motivo la tossina si legasse di preferenza a eventuali cellule neoplastiche, più “esposte” perché alterate nella struttura; e se in questo modo la Tossina Difterica non potesse creare un danno preferenziale ai tessuti tumorali.
Cominciò così una serie di studi dapprima su animali, poi su esseri umani, utilizzando la Tossina Difterica, sostituita poi, in anni più recenti, da una versione del tutto priva di tossicità, il CRM197.
Nonostante le pubblicazioni su riviste prestigiose che si vantano di pubblicare solo il 10% degli articoli che ricevono e i tentativi fatti per interessare autorità e istituzioni, i risultati ottenuti da Silvio non sono stati fino ad oggi presi in seria considerazione da nessuno, né finchè lui era in vita, né successivamente anche se la moglie, i figli e tutti gli amici della "Fondazione Silvio Buzzi" stanno facendo di tutto per portare avanti le sue ricerche affinchè possano essere promosse sperimentazioni ufficiali per il bene di tutti. Nel 2007 un gruppo di scienziati giapponesi (università di Osaka e di Fukuoka), formato da medici, biologi e farmacologi e guidato dal professor Eisuke Mekada, riconosciuto come la massima autorità mondiale in campo di CRM, è venuto appositamente in Italia e a Ravenna ha incontrato Silvio per meglio apprendere da lui l’ipotetico funzionamento della molecola; nel settembre dello stesso anno Silvio è stato con insistenza invitato in Giappone per supportare, presso il loro Ministero della Sanità, la richiesta di una sperimentazione con applicazione del CRM 197 in ambito oncologico. La richiesta ha avuto successo e, dal 2008 in Giappone è in atto una sperimentazione ufficiale sul carcinoma ovarico, con risultati molto promettenti (alcuni anche già pubblicati).